Adozione di minore, quanto è complessa la procedura?
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Adozione di minore, quanto è complessa la procedura?

Mi è capitato, giusto qualche giorno fa, di rincontrare una persona che non vedevo da parecchio tempo. Sapete, quel genere d’incontri che capitano ogni tanto, nei quali t’imbatti per caso in un vecchio conoscente, che non sentivi da tanti anni  e decidi di spendere un’oretta non programmata al bar, a parlare del più e del meno.

Questa persona mi ha fatto sapere che, da due anni, ha in affidamento un ragazzo proveniente da una famiglia difficile. Abbiamo quindi parlato un po’ di quest’istituto e, da lì, mi sono accorto di quanto la gente abbia spesso le idee poco chiare in merito al sistema dell’adozione e dell’affidamento.

In primo luogo dovete sapere che il nostro ordinamento stabilisce che l’adozione è uno strumento finalizzato a garantire un diritto molto importante, ovvero quello del minore ad avere una famiglia.

E’ una materia molto delicata, perciò la coppia che desidera adottare un minore deve essere sottoposta ad un’attenta verifica, finalizzata a valutarne l’ idoneità a diventare il suo nuovo nucleo familiare.

Ben diversa è la situazione in cui si trova il mio conoscente, che riguarda l’affidamento familiare. Quando la famiglia d’origine del minore si trova in accertate, ma temporanee difficoltà – in genere economiche, ma non solo – quest’ultimo viene per l’appunto affidato ad un’altra famiglia perché questa provveda al suo mantenimento ed educazione. Questa fase è in genere concordata con un ente locale e vi partecipano anche i servizi sociali, come mediatori. E’ una situazione temporanea e non modifica lo stato di famiglia del minore. Non è quindi volta alla sostituzione della famiglia, bensì alla gestione della situazione difficile, nella speranza che la famiglia originaria si stabilizzi nuovamente.

L’affidamento è una procedura che, per quanto possibile, si dovrebbe svolgere di comune accordo tra famiglia originaria ed ente, ma in caso di opposizione della prima, deciderà il Tribunale per i Minorenni.

Se poi la famiglia d’origine risulta totalmente inidonea ad occuparsi del minore – quindi in situazioni particolarmente gravi, definite come “abbandono materiale e morale dovuto a difficoltà permanenti e non transitorie” -, entra in scena l’istituto dell’adozione.

Circa i requisiti richiesti, abbiamo bisogno di una coppia di coniugi sposati da almeno tre anni, non separati. Se il minore ha un’età superiore ai 14 anni serve anche il suo consenso. In più è necessario seguire un apposito iter davanti al Tribunale per i Minorenni.

Il procedimento si articola in varie fasi:  per prima cosa una domanda d’adozionepresentata in tribunale con tutti i documenti utili a dimostrare il possesso dei requisiti richiesti dalla legge; poi il tribunale si occuperà di accertare l’idoneità della coppia all’adozione mediante verifiche svolte da servizi sociali e ASL, per finire con una valutazione complessiva di tutti gli elementi.

Ricordo che l’adozione interrompe ogni rapporto tra il minore e la sua famiglia d’origine e lo inserisce, come figlio legittimo, nella famiglia adottiva. Quest’ultima non può scegliere il bambino da adottare, poichè è il solo tribunale a decidere qual è la coppia più adatta al minore adottabile.

Il procedimento si chiude con un affidamento pre-adottivo – una sorta di periodo di prova della durata di un anno – dopo il quale, se tutto è andato per il meglio, verrà emesso il decreto di adozione. Dal momento della domanda a questo atto finale passano in media tra i due e i tre anni, ma i tempi si possono allungare a causa del numero di domande che sono molto superiori al numero dei bambini adottabili.

Un ultimo appunto prima di salutarci: l’adozione è una cosa molto, molto seria. Vi deve essere, da parte di chi decide di assumersene la responsabilità, la ferma volontà di accogliere un bambino che spesso proviene da un contesto sociale e da un ambiente culturale diversi e a volte non facilmente comprensibili. Il percorso, al di là della parte strettamente procedurale, è molto lungo e complesso, soprattutto da un punto di vista emotivo. Se essere genitore è una delle sfide più avvincenti e difficili della nostra esistenza, esserne uno adottivo lo è ancora di più.