Ashraf Fayahd, il poeta condannato a morte
Ashraf Fayahd, il poeta condannato a morte dal regime saudita per apostasia della religione musulmana
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Ashraf Fayahd, il poeta condannato a morte

FONTE: LA NUOVA SARDEGNA

SASSARI. «La patria: un tesserino messo dove tieni i soldi. / E i soldi: fogli su cui son raffigurate le immagini dei leader ./ E l’immagine: prende il tuo posto fino a che ritorni. / E il ritorno: un essere mitico che si legge nei racconti della nonna. / Fine della prima lezione. / Mi rivolgo a te perché impari la seconda: qual è il tuo significato?». Questa è la voce di Ashraf Fayahd. L’altroieri, 14 gennaio, in oltre cento città di tutto il mondo, si sono tenuti incontri, letture poetiche, dibattiti e momenti di divulgazione di notizie e informazioni per portare attenzione su un fatto gravissimo, purtroppo uno dei tanti, che accade oggi, nel 2016, in Arabia Saudita.

Il poeta di origini palestinesi Ashraf Fayahd, trentacinque anni, nato nel paese dominato dalla dinastia dei Sa’ud, è stato condannato a morte per apostasia lo scorso novembre del 2015. Un tribunale ha stabilito la condanna alla decapitazione, respingendo un precedente verdetto che gli aveva inflitto “appena” quattro anni di detenzione e ottocento frustate. L’accusa è quella di apostasia, di abiura della fede islamica che, in Arabia Saudita, si incarna fondamentalmente nella forma di culto puritana ed integralista del wahabismo.

L’iniziativa a favore del poeta saudita, sostenuta da Amnesty International, è partita dal Festival internazionale della letteratura di Berlino. In Sardegna hanno aderito L’Itte, Itinerari Teatralizzati di Villacidro e, a Sassari, il Progetto OttobreinPoesia. Il primo appuntamento, coordinato da Giuditta Sireus, si è tenuto al Caffè letterario nel centro del Campidano.A Sassari l’incontro, condotto da Leonardo Omar Onida, è stato organizzatonella sala conferenze delle Messaggerie Sarde. Vi hanno preso parte un responsabile di Amnesty International, Attilio Pinna, e Andrea Zironi, rappresentante dell’associazione Ponti e non Muri.

Dopo la presentazione di Leonardo Onida ha preso la parola Attilio Pinna, che ha fatto una disamina puntuale dello stato delle cose in Arabia Saudita, paese dove i diritti umani sono pesantemente violati. Pinna ha parlato di processi per stregoneria e per magia, della persecuzione degli omosessuali, delle condanne a morte per adulterio, del fatto che in caso di stupro spesso ad essere punite sono le vittime.

Una situazione in cui anche i più elementari diritti umani – ha denunciato il portavoce sassrese di Amnesty International – vengono negati. Un quadro desolante, che rende davvero assurda – hanno rilevato sia Onida sia Pinna – la recente nomina di Faisal bin Hassan Thad, ambasciatore dell’Arabia Saudita presso le Nazioni Unite, a presiedere il comitato dell’Onu sui diritti umani.

I partecipanti all’incontro alle Messaggerie Sarde hanno poi dato vita ad una «passeggiata poetica» per le vie del centro di Sassari, durante la quale sono state lette diverse poesie di Ashraf Fayahd. Durante il percorso sono state anche raccolte firme per l’appello lanciato da Amnesty International: http://www.amnesty.it/apostasia-condanna-a-morte-arabia-saudita.